Tutti i bravi insegnanti che ho incontrato, sono bravi a causa del loto desiderio di comunicare emozioni, non (solo) fatti. Un insegnante mi ha scritto recentemente:
Insegno in prima elementare e nonostante io abbia il mio programma obbligatorio da seguire, insegno anche agli studenti come pensare e non solamente cosa pensare. Gli dico di dubitare di ogni cosa che leggeranno e che gli verrà detta nel corso della loro vita.
Insisto affinché siano loro stessi a trovare le risposte di cui hanno bisogno. Insisto affinché non permettano a nessuno di omogeneizzare quello che sono come individui (l’obiettivo dell’educazione obbligatoria). Gli dico che i loro pregi e i loro talenti gli vengono dati con lo scopo di fare una differenza significativa e creare qualcosa che possa cambiare il nostro mondo, tutte cose di cui abbiamo un bisogno disperato. Li sfido ad essere differenti e ad essere dei leader, non a seguire ciecamente. Gli insegno a dire la loro anche se non verrà accettata.
Gli insegno parole “universitarie” in quanto sono molto preparati e possono andare oltre il semplice apprendimento di “sat, mat, hat, cat, and rat” (filastrocca usata nell’apprendimento primario). Perché non possono imparare parole come convincente, cosciente, inconsapevole, o retrogrado solo perché hanno 5 o 6 anni? Poi vedo che le usano correttamente e questo mi dice che i bambini sono immensamente capaci.
Quello che mi è chiaro è che il punto non è insegnare ai bambini di prima elementare parole come “convincente” e “retrogrado”. Non è importante che un bambino di 6 anni le sappia. Quello che è importante, estremamente importante, è che il suo insegnante capisca che il bambino potrebbe saperle, debba saperle, e che sia capace di saperle.
Stiamo spendendo una fortuna in termini di tempo e soldi cercando di fermare gli insegnanti nell’unica cosa che dovrebbero fare: formare. Quando un insegnante fa vedere la strada e offre supporto, lo studente capirà cosa fare. Questo è come siamo collegati.