Anni fa, mi sono seduto con i ragazzi di una quinta elementare che stavano lavorando duramente ad un progetto di matematica.
Mary Everest Boole era una matematica del diciannovesimo secolo, moglie dell’inventore dell’algebra booleana. Una delle sue eredità è la string art (si trattava di disporre dei fili colorati in modo tale da farli passare tra punti definiti con lo scopo di formare dei pattern geometrici), una tecnica pensata per insegnare matematica agli studenti. Il progetto a cui stavo assistendo prendeva il nocciolo della idea di Mary e lo industrializzava così da farlo diventare un progetto volto a creare lavoro.
Il mio lavoro era quello di portare dei martelli, ventiquattro per la precisione, che avevo comprato a basso costo al negozio di utensili locale. Gli studenti stavano usando dei piccoli chiodi di ottone per creare delle forme su delle economiche tavole di legno di pino – e poi avrebbero usato delle corde per intrecciare e creare diversi pattern attraverso i chiodi, imparando qualcosa e creando arte (apparentemente).
All’inizio della lezione, l’insegnante diede agli studenti delle istruzioni, insistendo severamente sul fatto che dovevano assicurarsi che i chiodi fossero inseriti nel legno abbastanza fermamente.
Per i successivi trenta minuti, ero seduto e sentivo ventiquattro studenti che stavano rumorosamente piantando chiodi. Non ero sicuro che più chiodi portassero necessariamente ad un miglior apprendimento, ma sicuramente erano molto rumorosi (mille chiodi, trenta colpi a chiodo – fatevi un’idea).
Successivamente l’insegnante interruppe la lezione e chiamò uno studente (di dieci anni), mettendolo di fronte alla classe. “Ho detto”, disse l’insegnante, alzando la voce, “che tutti i chiodi devono essere inseriti nel legno fermamente“. L’insegnante fece toccare allo studente alcuni chiodi. Erano allentati.
Non mi dimenticherò mai quello che successe dopo. Non gli chiese di battere i chiodi in modo da renderli saldi.
No.
L’insegnante rimase lì e, con l’intera classe che guardava e con il piccolo bambino praticamente in lacrime, tolse tutti i chiodi allentati dalla tavola di legno. Mezz’ora di martellamento solido (e rumoroso), per niente. L’insegnante umiliò lo studente intenzionalmente, per una ragione molto chiara. Il messaggio era chiaro: qui comando io, e le mie istruzioni devono essere seguite. Ti devi adattare e seguire gli standard qualitativi oppure verrai punito.
Sono sicuro che non esista un metodo più efficace per rubare il desiderio di sognare.