In diecimila anni di storia umana documentata, non c’è stato cambiamento più grande permesso ( o causato ) dall’industrializzazione che ha travolto società, commercio, salute pubblica e civiltà.
Siamo talmente avvolti dall’industrializzazione che ci sembra normale, definitiva e prestabilita, ma abbiamo bisogno di fermarci e capire veramente come ha creato il mondo nel quale viviamo.
In appena qualche generazione, la società è passata da un sistema agricolo e ben distribuito ad un sistema aziendale e centralizzato. Per riorganizzare il pianeta, un po’ di cose dovevano funzionare assieme:
- Cambiamenti infrastrutturali, tra cui cementificare la terra, costruire un sistema di tubature, costruire città, installare impianti elettrici per la comunicazione nei paesi, etc…
- Cambiamenti governativi, vale a dire permettere alle grosse aziende di essere in stretto contatto con il potere, di esercitare pressioni politiche, e di ricevere i benefici di investimenti infrastrutturali e politici. “Le grandi aziende sono persone, amici”.
- Cambiamenti del sistema educativo, tra cui l’alfabetizzazione universale, l’aspettativa di un commercio diffuso, e più di tutto, la pratica di inculcare l’obbedienza verso una autorità civile (diversa da quella governativa).
Nessuna di queste cose poteva succedere se ci fosse stata una obiezione diffusa da parte degli individui. Invece si è dimostrato relativamente semplice imporre e poi insegnare ad essere obbedienti a grandi aziende e al sistema educativo. Si è capito che industrializzare il modo di insegnare a miliardi di persone era la cosa più naturale da fare, un processo che velocemente si trasformò in un circolo virtuoso: studenti obbedienti venivano trasformati in insegnanti obbedienti, che erano a loro volta ancora più bravi ad creare sempre più studenti obbedienti. Eravamo fatti apposta per questo genere di cose.
Il sistema sfornava produttività e soldi direttamente dall’inizio. Questo risultato incoraggiò tutte le parti coinvolte ad amplificare cosa stavano facendo – aumentare il lobbismo, le infrastrutture, l’obbedienza. Ci ha messo solo centocinquanta anni, ma l’età industriale ha trasformato completamente l’intera popolazione del pianeta, da Detroit a Kibera.
L’intero processo si basa su come la nozione di obbedienza corrispondeva esattamente al bisogno di educazione. Ci servivano lavoratori educati, e insegnargli ad essere obbedienti ci ha aiutato ad educarli. E ci servivano lavoratori obbedienti, e il fatto di educarli rinforzò questo modo di essere.
Quando l’età industriale si esaurirà, appena la crescita sparirà, la sfida sarà questa: formare artisti creativi, indipendenti e innovativi è un concetto nuovo per noi. Non possiamo usare i vecchi strumenti, perché ricorrere all’obbedienza per insegnare la passione non funzionerà. Il nostro istinto, ovvero ricorrere all’attivazione dell’amigdala, non funzionerà questa volta.