Il concetto che un’organizzazione possa insegnare qualsiasi cosa è relativamente nuovo.
Tradizionalmente la società ha sempre creduto che artisti, cantanti, artigiani, scrittori, scienziati e alchimisti sentissero la chiamata, poi trovassero un mentore, e poi imparassero il mestiere. Era assurdo pensare di poter prendere a caso delle persone dalla strada e insegnargli a diventare scienziati oppure a cantare, e persistere nell’insegnamento tanto da renderli entusiasti.
Ora che abbiamo costruito una soluzione industriale che insegna alle masse, ci siamo convinti che l’unica cosa davvero da insegnare sia il modo per ottenere dei punteggi più alti nei test.
Non dovremmo proprio credere a questa cosa.
Possiamo insegnare alle persone a prendere impegni, a vincere la paura, a fare affari in modo trasparente, a iniziare qualcosa di nuovo, a pianificare un percorso.
Possiamo insegnare alle persone a desiderare un apprendimento costante, ad esprimersi, ad innovare.
E altrettanto importante e vitale è far capire che noi possiamo disinsegnare il coraggio, la creatività e lo spirito di iniziativa. E che abbiamo fatto proprio questo fino ad ora.
La scuola è diventata un sistema industrializzato, che lavora su larga scala, con conseguenze significative come la distruzione di molti modi di essere ed emozioni, intorno ai quali ci piacerebbe costruire la nostra cultura.
Per stipare efficacemente una grande quantità di dati oggetto di verifiche in una intera generazione di bambini, abbiamo fatto diventare questi bambini degli zombie accondiscendenti e competitivi.