Una teoria dice che se forzi qualcuno a imparare la matematica o a scrivere o a giocare a calcio, c’è una possibilità che la persona in questione si appassioni e continui a vivere con quello che sa.
L’altra teoria dice che quando qualcuno si appassiona ad un obiettivo, non ci sarà niente che lo fermerà dall’imparare quello di cui ha bisogno per portarlo a termine.
Allora la domanda è: dovremmo insegnare, incoraggiare e richiedere la passione (per poi veder crescere la competenza)? In altre parole, se sognamo abbastanza in grande, il resto non si prenderà cura di se stesso?
Penso che una parte di un insegnamento effettivo sia quella di aiutare gli studenti a calibrare i loro sogni. Grande abbastanza non significa troppo grande oppure così grande che il tuo sogno diventa qualcosa da nascondere.
Lo studente che sogna di giocare nella NBA, di recitare in uno show televisivo, di vincere la lotteria sta facendo un tipo sbagliato di sogno. Ci sono sogni che non fanno fare alcun passo avanti, che non hanno alcun percorso ragionevole da prendere, nessun vantaggio rispetto alle persone che sono ben preparate.
La scuola è al suo meglio quando dà agli studenti la prospettiva di avere grandi sogni, sogni su cui è possibile lavorare ogni giorno per la loro realizzazione: non perché sono stati scelti attraverso una selezione senza senso, ma perché hanno lavorato sodo per ottenerli.