La Harlem Village Academy, come la maggior parte delle scuole charter, non ha un sindacato degli insegnanti. Nessuna cattedra, nessuna sicurezza del posto fisso regolata dal contratto di lavoro.
Qui gli insegnanti sono più coinvolti e hanno una maggiore soddisfazione nel rapporto di lavoro con il consiglio di amministrazione scolastico, rispetto a tutte le altre scuole che ho visitato. E la ragione è ovvia: sono professionisti rispettati che lavorano con altri professionisti rispettati. Non c’è nessuno che li ferma, e lavorano in un posto dove i loro capi valutano le cose che contano.
Ho speso molte ore a parlare con gli amministratori scolastici e, quando si parla del sindacato, loro inevitabilmente si rattristano e scuotono la testa. Tantissimi insegnanti fenomenali, dicono, vengono bloccati da un sistema che premia quelli incapaci. Il sindacato è tenuto in ostaggio dagli insegnanti alla ricerca di una sinecura, invece di essere guidato da coloro che vogliono lasciare un segno.
E il messaggio della Harlem Village Academy diventa chiaro quando viene messo di fronte all’aspettativa tradizionale e cioè sul fatto che il sindacato proteggerà la burocrazia ovunque potrà. Cosa succede quando gli insegnanti migliori iniziano a partecipare alle riunioni sindacali? Cosa succede quando l’80% dei lavoratori migliori (quelli che ci credono veramente e sono capaci, disposti e desiderosi a migliorare in quello che fanno) insiste affinché il sindacato elimini il 20% che li sta rallentando, che li sta sfinendo e che li rende peggiori?
Nella scuola post-industriale, non ci siamo noi e loro. Solo noi.