Alla base della volontà di Horace Mann di una scuola pubblica accessibile a tutti, c’era una semplice nozione: costruiamo una società migliore quando i nostri cittadini vengono educati. All’epoca, la democrazia era un concetto abbastanza nuovo e il fatto di mettere così tanto potere nelle mani di masse non educate era così pericoloso, che alla fine portò a volere una scolarizzazione universale.
La democrazia è più forte se si è circondati da persone educate, e l’intera nostra società ne trae beneficio. John Dewey diceva: “La democrazia non può fiorire dove le materie di insegnamento prescelte hanno come scopo ultimo quello di essere concepite per le masse, per l’istruzione superiore dei pochi, per le tradizioni di una classe specializzata e colta.
La nozione che le materie ‘essenziali’ dell’educazione primaria siano le tre R (in inglese: reading, writing e arithmetic; quindi: lettura, scrittura, aritmetica) spiegate senza passione, è basata sull’ignoranza dei bisogni essenziali per la realizzazione degli ideali democratici”.
Questo concetto si spiega da solo. Nella società ci sono più dottori, scienziati, uomini d’affari illuminati e insegnanti appassionati che valori riposti nell’educazione. Certo, l’educazione costa molto, ma vivere in un mondo dove regna l’ignoranza è ancora più costoso.
Per un lungo periodo, ci fu una sovrapposizione tra l’educazione premiata dal mondo del lavoro e l’educazione di beneficio per una persona istruita. Legata ad entrambi i percorsi c’era la nozione che memorizzare una grandissima quantità di informazioni fosse essenziale. In un mondo dove l’accesso ai dati era sempre limitato, l’abilità nel ricordare quello che ti veniva insegnato, senza accedere ai dati, era un fattore di successo critico.
La domanda che faccio ad ogni dirigente scolastico e alle riunioni è “Il programma che insegni ora rende la nostra società più forte?”